Il prezzo dei suini scende e la redditività degli allevamenti aumenta.

A prima vista una contraddizione, solo apparente però, come si evince dalle analisi del Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza diretto da Gabriele Canali.

 

Il ciclo chiuso

In aprile, infatti, l'indice di redditività calcolato del Crefis per il ciclo chiuso segna un +0,7% rispetto al mese precedente e +26,5% a livello tendenziale.

La favorevole situazione del comparto è dovuta sostanzialmente alla flessione dei costi per l'alimentazione dei capi, e nonostante il calo della quotazione dei suini da macello pesanti destinati al circuito tutelato che, sempre ad aprile, è scesa a 2,077 euro/chilogrammo (-1% rispetto a marzo e -7% rispetto ad aprile 2023).

 

Il ciclo aperto

Procede positivamente anche l'andamento della redditività degli allevatori impegnati nel ciclo aperto: ad aprile l'indice Crefis delle scrofaie è salito del 2,7% a livello congiunturale e del 37,2% rispetto allo scorso anno, grazie all'aumento delle quotazioni dei suinetti da 7 chilogrammi che hanno raggiunto il prezzo record di 81,583 euro/capo (+2,8% la variazione mensile e +15,8% il dato tendenziale) e al calo dei costi alimentari.

 

Sempre nel periodo preso in esame, per la fase di svezzamento si registra un indice Crefis di redditività in salita mensile del 5,3% ma la variazione rispetto al 2023 è negativa (-0,9%).

A favorire questo andamento è stata la crescita dei prezzi dei suini da 40 chilogrammi che, ad aprile, hanno raggiunto i 3,975 euro/chilogrammo, segnando +4,4% rispetto a marzo e +2,4% rispetto allo scorso anno.

 

Anche la fase di ingrasso, ad aprile, mostra un incremento di redditività rispetto al mese precedente del 2,4% (+3,7% la variazione tendenziale).

 

La macellazione

Dati favorevoli, ad aprile, sul fronte della redditività della macellazione suinicola italiana.

Il comparto, sorretto dall'aumento dei prezzi delle cosce fresche per Dop, mostra un indice Crefis a +0,6% su base mensile e +5,7% rispetto al 2023.

Come accennato, a sostenere la redditività della macellazione è stato l'aumento delle quotazioni delle cosce fresche pesanti destinate al prodotto tutelato che sono cresciute, rispetto a marzo, dello 0,3% attestandosi a 6,005 euro/chilogrammo; la variazione tendenziale risulta però negativa e pari a -1,8%.

 

Risultano in calo invece le quotazioni delle cosce fresche pesanti destinate al prodotto generico che, ad aprile, hanno perso l'1,9% su base mensile, scendendo a 4,725 euro/chilogrammo; anche il dato su base annua è in calo e pari a -8,3%.

Negativo l'andamento dei prezzi dei lombi che sono diminuiti per entrambe le tipologie di prodotto: la quotazione del taglio Padova è scesa del 2,6% mese su mese attestandosi a 4,675 euro/chilogrammo (-3,6% la variazione tendenziale) mentre il prezzo del taglio Bologna si è fermato a 4,325 euro/chilogrammo, calando dell'8% rispetto allo scorso mese ma mantenendo una variazione tendenziale positiva (+ 0,6%).

 

La stagionatura

Fermo ad aprile il mercato dei prosciutti.

Il Prosciutto di Parma pesante stagionato 12 mesi ha fatto registrare una quotazione stabile a 10,500 euro/chilogrammo; la variazione tendenziale è negativa (-1,9%).

Immutato anche il prezzo del prosciutto non tipico della tipologia pesante che in aprile risulta fermo a 8,600 euro/chilogrammo; il raffronto con i valori dello scorso anno è peraltro favorevole e pari a +4,2%.

 

Grazie alla situazione favorevole dei costi di acquisto delle cosce fresche a inizio stagionatura, la redditività dei prosciutti Dop stagionati 12 mesi risulta in crescita congiunturale dell'1,6%; la variazione tendenziale è però negativa (-15,4%).

Resta stabile invece, rispetto allo scorso mese, la redditività del prodotto pesante non tutelato, che mostra una variazione tendenziale positiva (+0,7%).

Il differenziale di redditività tra le due tipologie di prodotto rimane a favore dei prosciutti Dop e pari a +2,6%.